
Ricerca e Innovazione:
analisi interpretativa nel Manuale di Frascati
e nel Manuale di Oslo
Il credito d’imposta R&S trova la sua originaria legittimazione nel Manuale di Frascati, documento redatto e adottato nel 1963 dall’OCSE e considerato fonte e strumento per l’identificazione e la misurazione delle attività tecnico-scientifiche attinenti la ricerca e sviluppo. Degno di approfondimento è il secondo capitolo dell’ultima versione (2015) del Manuale che identifica i criteri fondamentali che un’attività deve soddisfare congiuntamente per poter essere qualificata come attività di R&S.
Partendo dal concetto di base, il Manuale offre una definizione di Ricerca e Sviluppo sperimentale (R&S) andandovi a comprendere l’insieme dei “lavori creativi e sistematici intrapresi per aumentare il patrimonio delle conoscenze, comprese quelle relative all’umanità, alla cultura e alla società, e per concepire nuove applicazioni delle conoscenze disponibili”. Le attività di ricerca e sviluppo appartengono alle scienze sociali, umanistiche, alle scienze naturali e dell’ingegneria e tutte si connotano per dei tratti comuni: possono essere finalizzate al raggiungimento di obiettivi specifici o generali; sono orientate verso nuove scoperte e si basano sull’interpretazione originale di concetti ed ipotesi; sono caratterizzate da esito finale incerto; sono oggetto di un’adeguata pianificazione e sono finalizzate a produrre risultati che potrebbero essere liberamente trasferiti sul mercato. Alla luce di questa definizione, il Manuale stabilisce che un’attività di ricerca e sviluppo, per esser concepita tale, deve soddisfare cinque criteri fondamentali: deve essere nuova, creativa, incerta, sistematica, trasferibile e/o riproducibile. I cinque i criteri devono essere soddisfatti ogniqualvolta venga intrapresa un’attività di R&S su base continuativa oppure occasionale.
Un altro aspetto degno di nota ai fini della presente trattazione è la sezione 2.5 del Manuale in cui vengono dettagliate le componenti che caratterizzano la ricerca e sviluppo. In linea generale, l’attività R&S si sostanzia in un complesso di azioni tese alla risoluzione di problematiche tecnico-scientifiche non affrontabili con le conoscenze del momento e capaci pertanto di generare un passo migliorativo rispetto allo stato dell’arte ed un incremento dello stock di saperi a disposizione della comunità. Per raggiungere tale obiettivo, la ricerca e sviluppo può declinarsi nelle seguenti tre tipologie di attività: la ricerca di base, quale lavoro sperimentale o teorico intrapreso principalmente per acquisire nuove conoscenze sui fondamenti di fenomeni e fatti osservabili, la ricerca applicata, intesa come percorso d’indagine intrapreso per acquisire nuove conoscenze e lo sviluppo sperimentale, ovvero un lavoro sistematico, basato sulle conoscenze acquisite attraverso la ricerca e l’esperienza empirica e finalizzato alla creazione di nuovi prodotti o processi o al miglioramento di prodotti o processi esistenti.

Inquadrare con chiarezza il campo di applicazione della R&S non può prescindere da una disamina delle correlazioni con l’ambito della innovazione. Quest’ultimo concetto è stato oggetto di ampio approfondimento nel Manuale di Olso, pubblicato nel 1992 ed aggiornato con successive edizioni. Il Manuale offre un quadro dei concetti, delle definizioni e della metodologia applicabile nel complesso e differenziato mondo dell’innovazione, ampliando il tutto attraverso l’esperienza di indagine ed una sempre migliore comprensione dei processi d’ innovazione attinenti un’ampia gamma di settori industriali.
Rilevante ai fini della presente trattazione è la definizione, richiamata anche nel Manuale di Frascati, del concetto di Innovazione consistente in “ogni azione di natura scientifica, tecnologica, organizzativa, finanziaria e commerciale atta a realizzare o rendere disponibili sul mercato delle versioni caratterizzate da un miglioramento funzionale considerevole o contenuto rispetto alle versioni precedenti, o a soluzioni alternative dirette alla soluzioni dei medesimi problemi/soddisfazione dei medesimi bisogni” . Parliamo di un processo finalizzato ad immettere sul mercato prodotti nuovi o significativamente migliorati e queste attività passano anche attraverso l’acquisizione di conoscenze, macchinari, attrezzature e altri beni strumentali, la formazione, il marketing, la progettazione e lo sviluppo di software.
Occorre prestare attenzione nella valutazione delle attività che, pur essendo parte del processo di innovazione, non è detto soddisfino automaticamente i criteri richiesti per essere classificate come ricerca e sviluppo. L’innovazione è caratterizzata da un processo di transizione della novità verso il mercato: ogni nuovo oggetto o processo che rimane a livello di prototipo non è da considerare una innovazione ma piuttosto un’invenzione; senza diffusione, l’innovazione non avrà alcun impatto economico. L’innovazione implica anche un cambiamento del prodotto o del processo, andando a rispondere sempre più ai bisogni dell’utilizzatore. Il concetto di innovazione va quindi distinto da quello di invenzione; quest’ultima si riferisce ad una nuova idea di prodotto, di tecnologia, di sviluppo scientifico non ancora realizzata tecnicamente e materialmente e non indotta da motivazioni economiche e competitive; l’innovazione invece si riferisce alla realizzazione materiale dell’invenzione e il suo sfruttamento commerciale.

Ma qual è il ruolo della ricerca all’interno del processo dell’innovazione? Per rispondere a tale interrogativo, il Manuale di Olso richiama l’interessante “modello di collegamento a catena” di Kline e Rosenberg che offre una descrizione del modo in cui l’innovazione viene generata ed influenzata all’interno dell’ecosistema aziendale. Il modello in esame concepisce l’innovazione in termini di interazione tra le opportunità di mercato, la base di conoscenza e le capacità dell’azienda. Un elemento chiave nel determinare il successo o il fallimento di un progetto d’innovazione è rappresentato dal modo con cui le aziende riescono a mantenere collegamenti efficaci tra le varie fasi del processo di innovazione; il modello a catena pertanto, pur riconoscendo l’esistenza di una sequenza centrale lineare in cui il processo innovativo inizia con la percezione di un mercato potenziale, inserisce come variabile la combinazione di conoscenze già esistenti con conoscenze nuove e tale combinazione genera una nuova progettazione che sarà poi sottoposta a test a cui seguiranno, in caso di risultati positivi, una nuova produzione e la successiva distribuzione e commercializzazione. Parliamo quindi di un processo innovativo multidirezionale e che coinvolge numerosi attori della filiera quali università, enti pubblici, laboratori di ricerca e società di consulenza.
In questa prospettiva, la ricerca non è vista come fonte di idee creative, ma come una forma di risoluzione dei problemi, da utilizzare in qualsiasi momento. Quando sorgono problemi nel processo di innovazione, un’impresa attinge alla sua base di conoscenze in possesso in quel particolare momento e che risulta essere costituita dai risultati di ricerche precedenti e dall’esperienza. La ricerca è pertanto un valore aggiunto all’innovazione e non una condizione preliminare, è un’attività che viene plasmata dal processo di innovazione e non un lavoro di scoperta che precede l’innovazione; la Ricerca e Sviluppo è la funzione aziendale dedicata all’introduzione delle innovazioni nell’impresa, è “il lavoro creativo condotto su base sistemica per l’aumento del patrimonio di conoscenze scientifiche e tecniche e per l’utilizzo di questo patrimonio di conoscenze nella realizzazione di nuove applicazioni”.