Giugno 19, 2025 Credito d'Imposta Beni Strumentali / Credito d'Imposta R&S&I&D / NEWS 0 Comment

CREDITI D’IMPOSTA E GESTIONE DEL RISCHIO FISCALE:

IL TAX CONTROL FRAMEWORK

Con il presente elaborato si vuole introdurre lo studio di uno strumento molto utile ai fini di una corretta gestione dei crediti d’imposta e dei correlati rischi fiscali, ovvero il Tax Control Framework. Prima di parlare di tale argomento, occorre partire dall’istituto dell’adempimento collaborativo, all’interno del quale si innesta appunto il TCF.

In linea generale, l’adempimento collaborativo è un regime fiscale opzionale che consente alle imprese di instaurare un rapporto di trasparenza e fiducia reciproca con l’Agenzia delle Entrate. In buona sostanza, le imprese che aderiscono all’adempimento collaborativo condividono preventivamente con l’Amministrazione Finanziaria le proprie operazioni rilevanti ai fini fiscali e le relative valutazioni di rischio, ottenendo in cambio una maggiore certezza del diritto e una riduzione del contenzioso. In quest’ottica, il regime dell’adempimento collaborativo contempla appunto il l’adozione di un TCF robusto ed efficace all’interno dell’azienda.

Il TCF si sostanzia in un insieme strutturato di processi, procedure e controlli interni che un’impresa adotta per identificare, valutare, monitorare e mitigare i rischi legati all’applicazione delle norme tributarie. L’obiettivo principale è quello di assicurare la corretta e tempestiva osservanza degli obblighi fiscali e di prevenire l’insorgere di violazioni o contenziosi con l’Amministrazione Finanziaria.

Con specifico riferimento alla platea dei crediti d’imposta, il TCF permette di stabilire processi chiari per l’identificazione, la classificazione e la rendicontazione delle attività di R&S e degli investimenti 4.0. Questo significa che, fin dalle fasi iniziali del progetto, l’impresa è in grado di mappare le spese eleggibili, raccogliere la documentazione necessaria e assicurare che questa sia conforme ai requisiti normativi. La struttura del TCF fornisce una guida metodologica per la corretta tenuta delle registrazioni contabili ed amministrative, riducendo il rischio di errori ed omissioni che potrebbero compromettere la legittimità del credito.

Inoltre, un TCF ben implementato incorpora controlli interni specifici volti a verificare l’ammissibilità delle spese e la corretta quantificazione del credito d’imposta. Questo include, ad esempio, la verifica che le attività di R&S presentino i requisiti di novità, incertezza e creatività, o che gli investimenti 4.0 soddisfino le caratteristiche tecniche richieste. Tali controlli preventivi sono essenziali per mitigare il rischio di contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate in fase di verifica, evitando recuperi di imposta e applicazione di sanzioni. Nel caso di accertamenti, l’impresa è quindi in grado di presentare una documentazione organizzata e un sistema di controlli validato, dimostrando la diligenza e la buona fede nella gestione del beneficio fiscale.

Infine, per le imprese che rientrano nei requisiti per l’adempimento collaborativo, l’esistenza di un TCF validato consente di interagire preventivamente con l’Agenzia delle Entrate. Questo significa poter sottoporre a valutazione preventiva le attività di R&S o gli investimenti 4.0, ottenendo un parere preventivo sulla loro ammissibilità al beneficio fiscale. Tale approccio proattivo garantisce una certezza del diritto sulla fruizione del credito e consentendo una pianificazione fiscale più efficace e sicura.

Al fine di corroborare la validità dello strumento, la normativa prevede altresì la correlata certificazione da parte di un soggetto terzo indipendente e che può appartenere alla categoria professionale dei revisori contabili, commercialisti ed avvocati. In questo contesto, la certificazione assume il significato di un’attestazione che garantisce l’effettiva adeguatezza ed efficacia del TCF aziendale rispetto ai principi e requisiti previsti dalla normativa e che il sistema di controllo interno adottato dall’azienda per la gestione del rischio fiscale sia conforme agli standard richiesti e che funzioni correttamente.

Si conclude, richiamando un aspetto molto importante: inizialmente, il regime di adempimento collaborativo, introdotto dal Decreto Legislativo 5 agosto 2015, n. 128, era riservato a imprese con un volume d’affari o di ricavi molto elevato. Il D.Lgs. 221/2023 ha introdotto un progressivo abbassamento delle soglie dimensionali per l’accesso al regime, rendendolo così gradualmente accessibile anche alle PMI. In dettaglio, il regime è riservato ai soggetti che realizzano un volume di affari o di ricavi non inferiore a:

  • 750 milioni di euro per gli anni 2024 e 2025;
  • 500 milioni di euro per gli anni 2026 e 2027;
  • 100 milioni di euro, a partire dal 2028.

Oltre a questa categoria di soggetti, il decreto prevede una forma di adozione volontaria del sistema di controllo del rischio fiscale da parte dei contribuenti che non possiedono i parametri dimensionali per aderire al regime di adempimento collaborativo estendendolo quindi anche alle imprese piccole e medie italiane con ricavi che non superano la soglia dei 100 milioni di euro. Questa adesione volontaria si concretizza attraverso un nuovo regime opzionale che consente alle PMI di dotarsi di un TCF certificato e di ottenere in cambio significative premialità come, a titolo esemplificativo, la riduzione dei termini di accertamento, la disapplicazione o riduzione delle sanzioni, l’adozione di procedure semplificate per i rimborsi IVA.

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